la
Pagina 2 con GRAFICI regionali e mondiali della
COVID-19
(i
grafici riguardanti l’Italia si basano sui dati
forniti dal DPC, quelli del Mondo sui dati della
Johns Hopkins University)
Attenzione: OSCURATI,
dalla fine di ottobre ’22, i link alle pagine
del Governo con la normativa vigente..!
...Non più accessibili in
chiaro i dati del DPC (“open data”),
apparentemente per incuria..
ELIMINATO il prezioso
portale COVID-19 dell’Agenzia Nazionale per i
Servizi Sanitari Regionali, dal 29 ottobre ’22!
(ringraziamo la Fondazione GIMBE per averci
suggerito un indirizzo alternativo dei dati del
DPC non più accessibili in chiaro)
FASE 5 — questa pagina: edizione del giorno 2 settembre 2024
L’OMS il 5 maggio 2023 ha dichiarato terminata l’emergenza globale per la Salute Pubblica!
Il lungo arco di tempo della pandemia è stato
suddiviso in 5 periodi o fasi: le prime
4 fasi, che costituiscono la STORIA, e cioè
fase 1, dal 24 febbraio al 31 luglio
del 2020,
fase 2, dal 1° agosto del 2020 al 30
giugno del 2021,
fase 3, dal 1° luglio del 2021 al 3
giugno del 2022,
fase 4, dal 1° giugno del 2022 al 16
luglio del 2023,
sono collocati in una nuova pagina di “Archivio”;
la fase 5, dal 16
luglio del 2023 a oggi, viene mostrata in queste
pagine.
I
grafici di questa pagina documentano
l’andamento della COVID-19 in Italia, mostrando
in dettaglio il confronto tra le regioni.
La storia iniziata a metà dicembre del 2021 è
stata tutta un’altra storia, con un’enorme
diffusione del contagio a causa della variante
omicron del virus (e delle sue
sottovarianti).
Questa variante è l’unica
presente sul territorio sin da gennaio del
2022 e le sue sottovarianti e
sottolignaggi sono via via più pervasive e
si soppiantano l’una con l’altra. Tutte
queste si sono dimostrate poco letali.
Però, l’impressione è che ad un certo
punto si sia lasciato andare il controllo
della situazione e che le varie strutture
territoriali delle regioni abbiano
rinunciato completamente al tracciamento
ed anche alla registrazione puntuale dei
casi e non si stiano nemmeno preparando ad
una migliore gestione di nuovi scenari nel
futuro. Sulla base dei dati che vengono,
oramai, diffusi solo settimanalmente
dal Dipartimento della Protezione Civile
(per volontà del ministro della Salute e
del Governo), la variante omicron
continua a risultare, fortunatamente,
molto meno pericolosa, con una percentuale
di ricoveri (rispetto al totale dei
positivi) che oscilla tra l’1% e il 3%.
Qui mostriamo
per prima cosa i Ricoverati (2 grafici) e poi le
Incidenze dei Nuovi Casi Positivi in 7 giorni,
su 100k di popolazione, (4 grafici).
La diminuzione delle incidenze dei contagi
nelle varie regioni, durante la prima metà
dell’anno 2023, è continuata progressivamente
fino a dare l’impressione di una
normalizzazione della situazione. Dalla fine di luglio
’23 è ripresa una crescita relativamente
significativa (di tipo esponenziale), la quale
poi ha avuto il suo massimo a metà ottobre.
Dopo una breve diminuzione la crescita è
ripresa a novembre; poi si è fermata, avendo
raggiunto in alcune regioni valori della
incidenza su 7 giorni piuttosto alti: Abruzzo
(250), Veneto (220), Lazio (180), Umbria
(180), Lombardia (170).
Da gennaio 2024
l’incidenza è stata in netto e rapido calo in
tutte le regioni (fino a 0,8 il 2 aprile, a
livello nazionale); però, a partire dal mese
di maggio, è risalita dai 2-3 casi settimanali
agli attuali 28-30 casi settimanali per ogni
100 mila abitanti.
il
Ministero della SALUTE
Come già detto in
Pagina 1, il Monitoraggio
settimanale del Ministero della
Salute (MS) rimane il riferimento
ufficiale...: questa è la pagina
[non sempre aggiornata]
del sito-web del MS che rimanda all’Archivio
dei monitoraggi, che
integrano i dati raccolti dal
Ministero con quelli della
Sorveglianza Integrata dell’Istituto
Superiore di Sanità, tra i quali le
percentuali di occupazione dei posti
in Terapia Intensiva e in Area Medica
(non Critica), per le singole regioni.
Nel Decreto Legge
del 23 luglio 2021 venne data priorità
a questi tassi di occupazione in
Terapia Intensiva e in Area Medica.
Quella decisione si
rivelò piuttosto discutibile, perché
i tassi di occupazione possono
essere manipolati con grande
facilità. Infatti, è
sufficiente un esempio, che oramai
ha un valore storico. Come è
stato messo in luce, nell’agosto del
2021, dal bravo e competente
giornalista del Manifesto
Andrea Capocci, la Regione Sicilia
ha aumentato i posti disponibili in
Terapia Intensiva da 652 (inizio
luglio) a 762 (inizio agosto), e poi
a 833 e forse a 884 (22 agosto), in
modo che il suo tasso di occupazione
in TI rimanesse al di sotto del 10%.
Si può vedere questo grafico
dal sito dell’AGENAS: nel giorno
mercoledì 17 agosto 2021, in cui
Cabina di regia e Comitato tecnico
scientifico nella riunione del
venerdì rilevavano il dato degli
Indicatori decisionali, il valore è
10% (arrotondato); essendo il numero
assoluto uguale a 77 se ne desume un
valore di posti disponibili di 762,
come rilevato dall’Agenas; invece
nella tabella del bollettino MS-ISS
del 19 agosto viene riportato 9,2%,
come mai? La regione Sicilia aveva
comunicato al ministero un numero di
833 posti disponibili; Agenas ha
continuato ad utilizzare il valore
762 fino al 19 agosto e poi, non
solo si è adeguata, ma nei 3 giorni
successivi riporta un tasso del 9%
che è compatibile con non meno di
884 posti. La Sicilia, così, è
rimasta in bianco! Una bella
storia. Ma fino al 24 agosto! Giorno
in cui, purtroppo, i posti occupati
in TI saltano a 102 e il 28 agosto a
104: l’Agenas mostra un tasso di
11%, la tabella del bollettino
MS-ISS questa volta mostra un tasso
di 12,1% (mah!). La Sicilia è
passata in giallo, dal 30
agosto, per poi ritornare in bianco
dal 9 ottobre 2021.
Dal 1°
aprile 2022 non è più in
vigore il sistema delle zone colorate,
in conseguenza della cessazione
dello stato di emergenza al 31
marzo 2022 (dopo 2 interi anni).
Ma ricordiamo, per
chi volesse saperne di più, che ci
sono 2 documenti a cui si rimanda in
tutti i bollettini:
1) l’approfondimento
riguardante Rt tratto dal
sito dell’Istituto Superiore di
Sanità;
2) il documento
(115 pagine - 12 ottobre ’20) “Prevenzione
e risposta a COVID-19:
evoluzione della strategia e
pianificazione nella fase di
trasmissione per il periodo
autunno-invernale”.
Quest’ultimo documento, oltre a
contenere gli Scenari di cui si è
parlato continuamente, è il
documento nel quale “è declinato il
piano dell’Italia per quanto
riguarda la risposta alla Covid-19”
(secondo quello che è affermato
nella risposta dell’ufficio stampa
del Ministero della Salute ai
quesiti rivolti dalla trasmissione
Report di Rai3 - questa si può
visionare nella sez. Covid-19 - Home).
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Dopo le Incidenze
dei Casi Positivi, nella pagina sono presentati
3 grafici
relativi all’andamento della Mortalità,
nell’intero arco della storia della pandemia e
nelle singole regioni italiane (suddivise in 3
gruppi). Purtroppo questi andamenti mostrano
chiaramente gli effetti più dolorosi
verificatisi soprattutto nel periodo 2 (dagli
inizi di agosto del 2020 alla fine di giugno del
2021) e mostrano quanto quella seconda fase
della pandemia sia stata assai grave per tutte
le regioni d’Italia, senza eccezioni; ma se
mettiamo a confronto i dati di quella con i dati
della prima fase, dobbiamo constatare che le
regioni del centro-sud, che avevano avuto una
bassa mortalità nella prima fase, hanno
raggiunto valori di mortalità da 8 a
20 volte più grandi.
Questa differenza assai eclatante tra le regioni
è ancora più visibile nei grafici che mostrano
gli andamenti della Mortalità settimanale
(calcolata ogni giorno nell’arco della settimana
precedente). Questi sono mostrati relativamente
ai periodi 1, 2, 3 e 4 nell’Archivio storico
(ancora non completato), mentre qui sono
mostrati i grafici relativi al periodo 5 della
pandemia.
Seguono infine
5 grafici
sull’andamento della Mortalità in quelle
NAZIONI del MONDO che hanno mostrato i valori
più alti (maggiori di 190 deceduti su 100k
della popolazione). Questi grafici si sono fermati
alla data del 10 marzo 2023,data in cui il Coronavirus
Resource Center della Johns Hopkins
University di Baltimora ha smesso di
raccogliere i dati.
In
questi grafici, sull’asse orizzontale
delle x sono indicati i giorni
(la data con giorno, mese e anno);
sull’asse verticale delle y
sono indicati gli individui, ma i valori
mostrati non sono i numeri assoluti.
Così come è usuale, abbiamo scelto di
mostrare i numeri “n” calcolati
in proporzione ad una popolazione di
100.000 individui, per rendere più
confrontabili grafici riferiti a
popolazioni di aree, regioni o nazioni
diverse (dunque n=N/P*100.000;
dove N indica il numero assoluto
e P indica la popolazione del
territorio in esame).
ATTENZIONE: Tutte le immagini
possono essere visualizzate
singolarmente (cliccando col tasto
destro) e ingrandite per essere
meglio esaminate.
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CONFRONTO
TRA LE REGIONI - fase 5
Questo
confronto è necessariamente basato sui valori
numerici in rapporto alla popolazione.
La storia dalla Prima
alla Quarta Fase è descritta e
commentata nella nuova sezione di ARCHIVIO
storico (in costruzione).
Cominciamo
con il quadro dei Ricoverati
(complessivi) nelle singole Regioni nel
corso del tempo, perché durante la
pandemia la priorità assoluta, più che
la diffusione del contagio, è stata
quella di seguire quante persone
sviluppavano la malattia tanto da dover
ricorrere all’ospedalizzazione,
affollando i reparti Covid degli
Ospedali. Ricordiamo che questi reparti
sono stati, in alcune regioni,
fortemente sotto stress, gli operatori
erano stremati per i turni di lavoro
assai duri e per le grosse lacune negli
organici e purtroppo non c’è stato
rimedio, se non quello di spostare forze
preziose dagli altri reparti, con le
ovvie, tragiche conseguenze. Questo è un
articolo
di Andrea Capocci del lontano 23
novembre ’22, sulla situazione degli
ospedali e sulle varianti del
SARS-Cov-2.
I grafici
dei RICOVERI che seguono qui sotto
sarebbero ancora da confrontare con
uno strumento eccezionale inaugurato
nel 2021 e che..., poco dopo
l’insediamento del nuovo governo
Meloni, è stato soppresso: un cruscotto,
che era la pagina iniziale del nuovo
Portale Covid-19 della Agenzia
Nazionale per i Servizi Sanitari
Regionali (AGENAS), che
permetteva di visualizzare in tempo
reale (giorno per giorno) la
percentuale di occupazione dei posti
letto in Terapia Intensiva e in Area
Non Critica, sull’intero territorio
nazionale ed in ogni singola regione;
e di visualizzare i grafici degli
andamenti nel periodo più recente.
Utilissimo! Questo portale
dell’AGENAS è stato bloccato il 29
ottobre ’22, e in seguito
semplicemente eliminato.
RICOVERI TOTALI
1) I
grafici 1 e 2 mostrano,
nelle due Aree 1 e 2 (vedi le Regioni
nella legenda a destra), i numeri totali
degli ospedalizzati (comprese le
Terapie Intensive), giorno per giorno,
in proporzione ad una popolazione di
100.000 abitanti delle singole Regioni.
La data di partenza è il 16 luglio
2023, dunque si tratta del
periodo 5 fino ad oggi.
Queste 8
regioni + 2 PP.AA. dell’Area 1
hanno avuto tutte una crescita
significativa che a partire
dall’estate 2023 si è protratta fino
al dicembre successivo; questa
crescita ha colpito essenzialmente i
reparti di Area Non Critica.
L’Emilia
Romagna, la Liguria
e il Friuli V.G. hanno
presentato il quadro più grave, al di
sopra dei valori della media
nazionale.
L’Emilia Romagna
ha avuto a lungo, come
nell’anno precedente, il valore più
alto dei ricoveri tra tutte le
regioni, in proporzione alla
popolazione. Un fatto piuttosto sorprendente!
(nel dicembre ’23 e in numeri assoluti
è arrivata a superare i 1.400
ricoverati)
Dalla fine di
dicembre 2023, per tutte le
regioni, il numero dei ricoverati ha
cominciato a diminuire in maniera
piuttosto netta. Poi, a giugno
2024 è iniziata una leggera
crescita e siamo al più ai
10 ricoverati per 100 mila di
popolazione (ancora l’Emilia e
Romagna).
La
situazione nell’intero arco di questo
Quinto periodo non ha rappresentato un
pericolo per le strutture sanitarie.
Da un lato, è continuata una
diffusione relativamente alta del
contagio, per via della variante
virale “Omicron” o B.1.1.529
(con le sue sottovarianti: Omicron
BA.2, BA.4 e BA.5
e sottolignaggi vari); dall’altro c’è
da dire che questa variante ha
provocato pochi ricoveri, il rapporto
Ricoverati su Casi Positivi, che era
sceso all’1%, era poi risalito oltre
il 3% a dicembre ’23; poi è stato in
calo fin sotto lo 0,5% e poi ritornato
leggermente sopra l’1% (VEDI grafico).
Ora il tasso di
occupazione delle TI è allo 0,9% sul territorio
nazionale, mentre quello dei
posti letto in area Medica (non
critica) è al 3,6%, in leggero aumento
dunque, rispetto ai mesi precedenti
(essendo stato eliminato il portale
AGENAS, questi dati sono tratti dal
Monitoraggio settimanale del MS,
aggiornato al 21 agosto 2024).
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2) In
questo grafico 2, ci sono 11
Regioni che sono state, nel corso
dei primi 2 periodi di pandemia, fino alla
fine di giugno 2021, per lo più al di
sotto della media nazionale, e hanno
continuato ad esserlo anche nel periodo
successivo (con alcune significative
eccezioni, però, nel corso del tempo: Sicilia,
Sardegna, Toscana
e successivamente Umbria e
Abruzzo).
La
crescita di tarda estate-autunno
e poi inverno ’23-’24, ancora, ha
interessato principalmente Umbria
e Abruzzo. La crescita di
questa estate 2024 interessa
principalmente Umbria, Sardegna
e Toscana.
Tutte le
regioni, attualmente, per quanto riguarda
il tasso di occupazione dei reparti, sono
al di sotto del valore 2% per le TI (solo
Sardegna è a 3,1%); mentre per l’area Non
critica, tutte le regioni sono al di sotto
del 6,7% (solo Umbria è a 10,7% e Sardegna
a 9,0%) - (dati del Monitoraggio
settimanale MS del giorno 21
agosto 2024).
TORNA SU
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CONTAGI - Nuovi Casi Positivi
La variante “omicron”,
dall’inizio del 2022, ha soppiantato la “delta”
ed è l’unica presente sull’intero
territorio nazionale (99,9%). Questa è la
sintesi dell’ultima indagine del marzo
2024 (ISS e Fondazione B. Kessler
di Trento): il quadro è dominato dalle
cosiddette ricombinanti omicron-omicron
XBB e da una sottovariante della BA.2.86.
La EG.5, sotto-variante di XBB.1.9.2, è
oramai quasi sparita, a 1,2% sul totale
dei campioni sequenziati, la XBB.1.5 è al
5,4%. Invece la JN.1 (principale
sottovariante della BA.2.86) è arrivata a
78,4%.
Ricordiamo che nell’indagine del 20
dicembre 2021 la omicron (allora
nuova) era stata stimata al 21%. Questo
spiega il completo cambiamento di scenario
che si è osservato a partire dal 21
dicembre dell’anno 2021.
Quelli che seguono sono i grafici
relativi alle due aree regionali già
esaminate per i ricoveri. Essi sono
relativi a due periodi temporali,
il periodo 4 (dal 1° giugno 2022
al 16 luglio 2023) e il periodo 5 (dal
16 luglio 2023 ad oggi), in modo da
poter avere un confronto più ampio. ATTENZIONE
alla scala diversa.
(: le immagini possono
essere visualizzate singolarmente,
cliccando col tasto destro, e poi
ingrandite)
INCIDENZA dei Casi Positivi su 7 GIORNI
3) Area 1
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Questa è
l’Incidenza cumulativa su 7
giorni dei Nuovi Casi Positivi (che
si ottiene semplicemente sommando i
valori giornalieri nei 7 giorni
precedenti e rapportando il
risultato ad una popolazione
di 100 mila persone): per l’Area
1 sopra, e per l’Area
2 sotto.
Questo indice,
insieme a quello analogo relativo ai
14 giorni, è il dato che è
universalmente usato dagli
epidemiologi e dalle Istituzioni
sanitarie (si preferisce l’incidenza
su 7 giorni per la sua maggiore
prontezza; mentre le “curve”
dell’incidenza su 14 giorni sono più
smussate e più stabili, ma più
“lente”).
Questi grafici permettono di seguire
molto bene gli andamenti,
confrontandoli sia temporalmente da
un periodo all’altro che nello
stesso periodo tra una regione e
l’altra o un’area geografica e
l’altra, ricavandone sempre
interessanti informazioni sulla
situazione nei territori.
Un
commento relativo all’anno 2022.
La forte risalita dell’estate
’22 ha interessato tutte le regioni in
maniera piuttosto uniforme
temporalmente, che è una novità nella
storia della pandemia (come può mai
spiegarsi una uniformità del genere
per dati, di regioni diverse, che
dovrebbero essere del tutto
scorrelati?). Un ben visibile massimo
è stato raggiunto praticamente
all’unisono da tutte le curve, intorno
alla metà del mese di Luglio ’22. I
valori più alti sono stati quelli di Campania
(1.580) e Abruzzo, Umbria
e Puglia, oltre il valore
1.400.
E veniamo al più basso picco
autunnale, probabilmente, e
inizialmente, dovuto alla riapertura
delle scuole. Infatti, si vede bene
che la crescita è iniziata prima nella
P.A. di Bolzano, dove le scuole
riaprono prima di ogni altra regione
italiana (5 settembre). Ancora
all’unisono e con differenti valori
numerici è stato raggiunto, poi, un
massimo da tutte le regioni intorno al
10-14 ottobre. Nell’Area 1 solo il Lazio
è rimasto sotto la media nazionale.
Tra tutte le regioni, sono andate
sopra il valore di 700 le seguenti
regioni: PP. AA. di Bolzano
e Trento, Veneto, Friuli
V.G., Piemonte, Val
d’Aosta e Umbria, la
sola in Area 2. In quest’Area abbiamo
valori decisamente più bassi; sotto
300: Campania, Basilicata,
Puglia e Sicilia.
Veniamo a
questo periodo 5. Dapprima
osserviamo l’evoluzione durante il
periodo
estate-autunno’23-inizio-inverno’24.
Si è registrata, dopo una lunga
decrescita, una sostenuta crescita
dell’incidenza per tutte le regioni.
Nella prima decade di settembre ’23
quasi tutte le Regioni
italiane hanno mostrato un rialzo,
ma con massimi non molto elevati;
dopo un calo a fine ottobre, sono
state quasi tutte in forte risalita:
Veneto (un picco a 220), Lombardia
(un picco a 160), Lazio (un
picco a 180), Umbria (un
picco a 180) e Abruzzo (un
picco a 250).
Poi, veniamo
all’anno 2024: da fine dicembre 2023
è iniziato un calo assai rapido, che
ha portato, ad aprile 2024, tutte le
regioni a valori dell’incidenza tra
0,1 e 2,1. A partire dal successivo
mese di giugno si sta verificando un
rialzo con valori fino a 30—60 in
qualche regione (la Campania
ha mostrato la crescita maggiore, ma
anche Sardegna, Puglia, Lazio).
4) Area 2
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LA
MORTALITÀ NELLE REGIONI
Il confronto prosegue con la storia dei
decessi, quella che si chiama la “mortalità”
(che è appunto il numero cumulativo dei
decessi relativamente alla popolazione,
nel corso del tempo). E qui in questa
pagina vogliamo mantenere questi 3
grafici che sono relativi all’intero periodo
della pandemia, dal 24 febbraio 2020
fino ad OGGI. Questa è la parte assai
dolorosa della storia della Covid-19
in Italia.
L’incidenza su una popolazione di 100
mila individui aiuta a fare il confronto
tra le regioni italiane e si evidenziano
le grandi differenze tra di esse. Come
si vede bene da questi grafici, tutti
gli andamenti erano su un plateau
praticamente costante per i 3 mesi
estivi del 2020, fino ai primi di
ottobre di quell’anno. Poi, è iniziata
un’altra storia.
Attenzione
alla risalita che si è verificata, nello
scorso autunno-inverno ’23, in alcune
regioni in maniera non irrilevante. Nel
mese di luglio ’24, soltanto il Friuli
V.G. sta mostrando una
crescita più significativa.
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5) Mortalità totale
Abbiamo suddiviso l’Italia in 3 aree,
in modo da leggere meglio le singole
curve nella scala migliore dei valori.
Nell’area 1 abbiamo le 6
regioni che hanno pagato il prezzo più
alto già nella fase 1 della
pandemia: tra i 70 e i 170
deceduti (su 100 mila di popolazione).
In questo primo periodo, () la Lombardia
è stata la Regione d’Italia e del
Mondo (!) con la mortalità più
alta, circa 170 deceduti su 100
mila. La Nazione del Mondo con la
mortalità più alta, a fine luglio 2020,
era il Belgio, una nazione con
poco più di 11 milioni di abitanti (la
Lombardia ne ha 10 milioni), con 86
deceduti su 100 mila, la metà
della Lombardia.
Nella fase 2 la Val
d’Aosta, nel mese di
novembre 2020, ha superato con un forte
balzo la Lombardia ed è stata fino al 17
agosto 2022 la Regione italiana con la
più alta mortalità (in numeri
assoluti, ad oggi, 592
deceduti a fronte di 124 mila abitanti).
Un balzo ancora più grave, nella fase
2, è stato quello del Friuli
V.G. , che ha moltiplicato
per 16 il numero delle sue
vittime rispetto alla fase 1.In seguito,
il valore della sua mortalità, dopo aver
superato quello della Lombardia, ha
superato il 17 agosto ’22
anche quello della Val d’Aosta ed è
dunque il più alto in Italia [547,5
deceduti per ogni 100 mila abitanti;
dunque, è al 3° posto tra
tutte le nazioni del mondo, dopo Perù
e Bulgaria!!!].
Il secondo grafico è dedicato all’area
2, che è quella delle regioni che
si mantengono su valori prossimi a
quello della Media Nazionale (curva di
color magenta), tranne il Veneto
che si è staccato e ha superato il Piemonte
(che è nell’area 1 - ma anche la Toscana
ha superato il Piemonte).
Il terzo grafico è dedicato all’area
3, le 9 regioni del Centro-Sud,
fortemente distanziate dal resto
d’Italia (la curva dell’Italia è sempre
quella in magenta) e decisamente meno
affette dal contagio in tutto il periodo
da marzo fino a luglio 2020; anche
perché il lockdown era arrivato
tempestivo (VEDI e confronta i plateaux
nell’estate del 2020). Ebbene, nella fase
2, queste regioni hanno subìto
una crescita spaventosa, con aumenti
fino a giugno 2021 di fattori da 10
a 20 volte: un’ecatombe! Dapprima,
l’aumento percentuale maggiore, nella
mortalità, rispetto al plateau
dell’estate 2020, è stato quello di Umbria,
Molise e Puglia. Ma,
successivamente, nella fase 3, è
la Sicilia, piuttosto,
che è cresciuta con un ritmo assai
forte. Nell’estate del 2021 aveva
rappresentato un quarto
dei deceduti dell’intero territorio
italiano in quel periodo; a partire dal
1° di agosto 2021 e fino al 31 luglio
2022 ha rappresentato il 13%
circa dei deceduti complessivi. Nella
fase dell’autunno-inverno ’22-’23, la
regione Umbria è stata
nuovamente in fortissima crescita e si è
staccata anche relativamente alla
Sicilia; dai primi di maggio ’23 si è
fermata intorno al valore 290. In
ottobre-dicembre ’23 è stato il Molise
che ha mostrato una crescita rilevante.
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6) Mortalità settimanale
Una rappresentazione
che permette di esaminare meglio
l’andamento nelle diverse fasi della
pandemia e le differenze significative
che si sono verificate tra le Regioni
italiane è la mortalità settimanale
(sempre su 100 mila individui). Questo è
sicuramente l’indice più interessante
per un confronto ed una valutazione
sull’impatto di una pandemia nel corso
del tempo. Assolutamente da
esaminare, perché è istruttivo.
Infatti, ricordiamo che la mortalità si
può considerare nella normalità se si
registrano valori al di sotto di 1
di questo indice, mentre al di sopra
di 2 si può cominciare a parlare
di qualcosa di straordinario (e si può
usare, se mai, il termine di “ondata”
epidemica).
Le curve sono state smussate calcolando
i valori medi centrati su 7 giorni. I
grafici relativi ai primi 4 periodi
della pandemia sono nell’Archivio (in
costruzione) e là si possono
trovare delle considerazioni relative al
confronto tra le regioni e tra i 4
periodi.
Qui è esaminato il periodo 5.
Nel mese di dicembre
’23 il Friuli V.G.
e la Lombardia sono
ritornati sopra 1,5. L’andamento
della Val d’Aosta, come
nel passato, non va preso in
considerazione, essendo troppo piccola e
quindi soggetta a facili e forti
oscillazioni. La Toscana,
nello stesso mese, è salita al di sopra
di 1, e anche Veneto
e Abruzzo. Già ai primi
di novembre e poi di nuovo a fine
gennaio ’24, è il piccolo Molise
che ha toccato il valore 2.
Da aprile ’24
tutte le regioni sono al di sotto di
0,1, tranne il Friuli V.G.
che ha toccato ancora lo 0,2. Da
fine giugno ’24 sono salite sopra
lo 0,3 il Friuli V.G.
(con un guizzo fino a 2,0), la Lombardia,
la Toscana e la Basilicata
(fino a 0,5).
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CONFRONTO
TRA NAZIONI DEL MONDO - mortalità
E veniamo ad un confronto molto utile
e interessante tra le nazioni del Mondo.
Le principali istituzioni internazionali
che si occupano della Salute mondiale
pubblicano i dati relativi alla
mortalità e ai contagi, mentre sono
assenti i dati relativi ai ricoveri in
ospedale. Abbiamo scelto di mostrare i
grafici degli andamenti della
mortalità, ritenendo questi dati
maggiormente attendibili e comunque
altamente significativi per la loro
gravità. Si tratta dunque del numero
cumulativo di deceduti, in proporzione
ad una popolazione di 100 mila abitanti,
di ciascun paese nel corso del tempo.
I dati sono stati tratti giornalmente, a
partire dalla fine di luglio del
2020, dal sito Web del Coronavirus Resource Center
della Johns Hopkins University di
Baltimora. Nel giorno 10 marzo 2023
il Centro Dati ha annunciato che non
avrebbe più raccolto i dati mondiali.
Questa SEZIONE
rimarrà, per ora, ferma al
10 marzo 2023.
7) Il grafico relativo alla fase
2 (dal 1° agosto 2020 al 30
giugno 2021) è stato spostato in Archivio
(sezione in costruzione).
In quel grafico e in questi 2 grafici
delle fasi 3 e 4
(contenenti Nazioni con un valore della
mortalità maggiore di 190),
complessivamente, abbiamo omesso
27 nazioni con mortalità alta ma
con popolazioni troppo piccole;
altrimenti i grafici sarebbero risultati
illeggibili. Bisogna, però, mettere in
luce che, tra queste nazioni eliminate,
ce ne sono alcune (sono 9) con
una mortalità considerevole, che
è oggi maggiore di quella
dell’Italia. Si tratta di 5
Repubbliche ex-jugoslave: Bosnia
Erzegovina (4° posto nella
graduatoria mondiale, dopo Perù,
Bulgaria e Ungheria), Macedonia del Nord
(5° posto), Montenegro (6°)
(con valori di mortalità maggiori di
400), Croazia (8°) e Slovenia; di
3 Repubbliche ex-sovietiche: Georgia (7°),
Lituania e Lettonia; e infine della
Slovacchia. Bisogna immaginare le curve
delle 5 nazioni evidenziate sopra che
vanno a inserirsi nello spazio che c’è
tra Ungheria e Repubblica Ceca nel
grafico di sotto a sinistra.
E veniamo dunque alle fasi 3 e 4
(dal 1° luglio 2021 al 10 marzo 2023).
Rispetto al grafico della fase 2
abbiamo introdotto altre 6 nazioni e
abbiamo tolto Olanda, Irlanda, Svizzera,
Sud Africa e Iran (che sono al di sotto
del valore 190), per un totale
dunque di 27 nazioni. Si è reso
necessario considerare 2 gruppi,
sulla base dei valori della mortalità,
così come abbiamo fatto sopra per le
regioni italiane. Essi sono mostrati nei
2 grafici qui sotto.
A destra, abbiamo inserito, dal 22
agosto 2021, anche la Tunisia. Tunisia
e Sud Africa (ora al di
sotto di 190) sono le uniche 2 nazioni
africane rilevanti che presentano
un’alta mortalità.
Una nazione ben più popolosa come l’India
non compare in questi grafici perché,
pur avendo avuto un gran numero di
decessi (è il 3° paese al mondo,
con poco più di 530 mila
decessi, dopo Stati Uniti
e Brasile), per via della grande
popolazione ha una mortalità molto
bassa, attualmente su un valore di 38,5.
La quarta per numero assoluto di
decessi è la Russia.
ATTENZIONE: gli Stati Uniti,
purtroppo, il 16 maggio 2022
hanno superato il pesantissimo record di
1 milione
di deceduti!
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Nel grafico di sinistra manca la curva
del Perù!!! Infatti, nel
grafico relativo alla fase 2 (in
Archivio), appare un fatto clamoroso:
il 1° giugno 2021, il primo ministro
peruviano, Violeta Bermudez, in piena
campagna per l’elezione presidenziale
(ballottaggio tra Keiko Fujimori e Pedro
Castillo, vinto da quest’ultimo), ha
annunciato che il conteggio dei decessi
per Covid in Perù era stato
cambiato drasticamente sulla base dell’eccesso
di mortalità (rispetto alla media
dei 5 anni precedenti - oggetto di
indagine anche da parte del nostro
ISTAT). Si tratta del primo e unico
paese al mondo che adotta questo
criterio, il risultato è che il giorno
dopo, il 2 giugno 2021,
il numero totale dei deceduti in Perù è
passato da 69.342 a 184.942,
molto più che raddoppiato! E il valore
su 100 mila di popolazione è saltato
da 213,3 a 568,9 (fuori
scala nel grafico). Volendo rendersi
conto, si può vedere in questo altro grafico
l’andamento attuale del Perù con altre
21 nazioni a confronto. Questo fatto ha
portato clamorosamente alla luce quanto
già si sospettava o si sapeva, a
proposito della mortalità per Covid-19 e
alla sua rilevazione in molti paesi del
mondo, non esclusa l’Italia...
ATTENZIONE: il
10 marzo 2022, su questo tema, The
Lancet ha pubblicato
un importantissimo articolo,
con tabelle assai particolareggiate
dei paesi e regioni del mondo, che
presenta i risultati di un
approfondito studio su quello che si
chiama l’eccesso di mortalità,
che ha permesso di stimare che nei
soli 2 anni 2020 e 2021 il
numero di persone decedute nel
mondo, per la Covid-19 o per le
conseguenze della pandemia, è stato
3 volte quello registrato
dagli organi istituzionali come
l’OMS: poco più di 18
milioni [!!!]
invece di 5,94 milioni[1]
(fino ad OGGI sono poco più di 6
milioni e 700 mila); per l’Italia
il numero di decessi stimato è stato
poco meno di 2 (1,89) volte
quello registrato ufficialmente.
In più, quanto accaduto in
Perù ha evidenziato le cause che hanno
determinato in molti paesi un bilancio
delle vittime così catastrofico e
decisamente caratterizzato
dall’appartenenza di classe sociale.
Il 20 luglio 2021 (grafico qui sopra a
destra) si è verificato un analogo
salto, non così drammatico, nel
conteggio dell’Ecuador, ma non se
ne conoscono le motivazioni e il 22
marzo scorso si è ripetuto per il Cile
(grafico a sinistra) e il 22-23 aprile e
poi 17 maggio per l’Austria
(grafico a destra). Recentissimo (26
agosto) nel grafico di sinistra, un
salto non banale per la Gran
Bretagna.
Da notare, nel gruppo 1 (grafico di
sinistra), l’andamento piuttosto
preoccupante della Grecia (è al
livello degli Stati Uniti), oltre che
dell’Italia e della Gran
Bretagna, e, nel gruppo 2
(grafico di destra), quello della Russia,
ma anche di Germania e Austria
e soprattutto Svezia
(crescita molto forte
nell’ultimo periodo, sorprendente!).
Infine, è
importante rimarcare che dal 25
febbraio al 13 luglio il
Coronavirus Resource Center della JHU di
Baltimora non ha riportato alcuna
variazione nei dati dell’Ucraina
(grafico di destra) e che il 14
luglio ha riportato per la prima
volta un nuovo valore con un salto di 3.940
decessi.
8) Qui sotto ci sono altri 2
grafici, “politicamente scorretti”, in
cui sono mostrati gli andamenti della
mortalità della “Repubblica lombarda”
e del “Resto d’Italia” come
entità separate; questo perché si tratta
comunque di un aspetto della nostra
storia che ha una sua rilevanza (attenzione,
sono mostrate solo alcune delle altre
nazioni del mondo, per una maggiore
leggibiltà). Nel grafico di destra, al
di sopra della “Repubblica lombarda”,
non mostrate nel grafico e oggi con un
valore maggiore di 450, ci sono Bosnia
Erzegovina e Nord Macedonia.
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Il suggerimento a costruire questi
grafici venne nel 2020 da una
osservazione di Vittorio Agnoletto (in
una lettera al sindaco Sala di Milano) a
proposito del fatto che, se si fosse
considerata la Lombardia come
una nazione indipendente, essa all’epoca
sarebbe stata la nazione con la più alta
mortalità del mondo, e di gran lunga: il
doppio di quella che allora era la prima
del mondo, il Belgio, con una
popolazione paragonabile (vedi la parte
iniziale del grafico di sinistra,
qui sopra).
Note:
[1]
Le statistiche della mortalità (numero
di decessi rapportato alla popolazione)
per paesi o regioni del mondo, nel corso
del tempo e per singole cause di morte,
sono importantissime ai fini della
corretta gestione della salute pubblica;
e sono molto difficili da eseguire ed
affette da errori ben conosciuti.
Nell’articolo “Estimating excess
mortality due to the COVID-19
pandemic: a systematic analysis of
COVID-19-related mortality, 2020–21”
si dà conto di uno studio assai
approfondito, condotto da numerosi
collaboratori in tutto il mondo per
indagare l’eccesso di mortalità,
rispetto alla media dei 10 anni
precedenti, in ben 191 paesi nei 2 anni
2020 e 2021. I metodi impiegati sono
stati assai sofisticati. I risultati
sono i seguenti:
rispetto al numero ufficiale di decessi,
nei 2 anni, di 5,94 milioni in tutto il
mondo, la stima dei decessi per
Covid-19, basata sull’eccesso di
mortalità, porta ad un valore di
18,2 milioni (95% CI: 17,1–19,6).
I paesi in cui è maggiore l’eccesso nel
numero dei decessi sono nell’Asia del
Sud, nell’Africa del Nord, nel Medio
oriente e nell’Europa dell’Est. Però i
singoli paesi con il maggior eccesso di
mortalità (dunque rapportato alla
popolazione) sono la Russia, il Messico
e poi il Brasile e gli USA.
In definitiva, l’impatto complessivo
della pandemia è stato molto maggiore di
quanto viene indicato e riportato dalle
Istituzioni ufficiali. Naturalmente,
nell’articolo si auspica che uno sforzo
debba essere fatto per migliorare il
monitoraggio e per distinguere l’eccesso
di mortalità direttamente causato dalla
infezione da SARS-CoV-2 da quello dovuto
a cause che sono indirette conseguenze
della pandemia.
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